11 novembre 2016

TRUMP TOWER

Sono stata a New York per la prima volta nella mia vita nel 1987,  non perché non avessi avuto l’occasione prima, ma perché ne ero letteralmente terrorizzata. Facevo incubi del tipo: sognavo colate laviche che scendono dalle streets di N.Y, io che mi trovavo senza nulla addosso senza documenti senza soldi quindi senza identità e senza sapere dove andare. Ci sono voluti ben 15 anni perché comininciassi a capire l’origine del mio terrore. Grazie alle Costellazioni familiari ho scoperto che il mio bisnonno di parte materna  era figlio  di romagnoli immigrati negli Stati Uniti a cercare fortuna. Sicome la madre non poteva avere figli, il padre lo ebbe con la serva, ma poi si vergognò e lo rispedì ancora in fasce, con una balia, per essere cresciuto da una famiglia di contadini poveri dalle parti di Sant’arcangelo in Romagna.
Nel 1987 fui costretta ad andare negli USA perché avevo ricevuto l’incarico di organizzare per la Bayer un evento a San Francisco. Dovevo assolutamente andare qualche mese prima dell’evento per capire come ci si doveva muovere in quel mondo a me sconosciuto e che mi faceva tanta paura.
Con la mia amica Paola decidemmo di fermarci qualche giorno a Long Island da una sua amica sposata ad un medico americano e dopo qualche giorno prendemmo un treno per Manhattam dove avremmo soggiornato qualche giorno. Era una giornta di agosto e mi ricordo le strade deserte di N.Y. il vento caldo dal sud, le strade piene di polvere e di carte di giornale che volavano sollevate dal vento. Tutto questo fino a che non arrivammo sulla quinta strada dove da poco era stato aperto quello che chiamavano il grattacielo più alto, mi pare 115 piani: Il Trunp Tower. Quella era l’epoca che se sbagliavi e dalla 5° Avenue svoltavi in una street a nord della 43esima rischiavi la pelle per 10 dollari. Gente disperata sdraiata sui marciapiedi e perfino un lebbroso avvolto nelle bende sdriato fra una scala mobile che saliva e una che scendeva di una stazione della metropolitana.
Entriamo nel Trump Tower e l’effetto fu choccante. Il lusso era sfrenato, luci, colori, acqua che scendeva delle pareti dal 7/8 piano in vaschette piene di piante acquatiche. I primi otto piani erano completameni aperti e creavano uno spazio circolare, le pareti dove scendeva l’acqua erano di marmo rosso di Verona e di vetro, e al centro di questo grande cilindro c’era un gioco di scale mobili i cui passamano erano tutti di ottone dorato. Le balaustre che si affacciavano su questo spazio erano tutte piene di boutique che offrivano articoli delle migliori marche, e signorine elegantemente vestite servivono clienti molto facoltosi. All’interno dello spazio c’erano dei propri e veri alberi illuminati con lucine bianche per ogni ramo. All’interno del Trump Tower, la famiglia Trump aveva un suo appartamento di 500 metriq dove viveva.
L’effetto era abbacinante. Quello era il vero simbolo dell’America di allora e di tutta la sua potenza e opullenza.
Era il giorno prima del mio 39esimo compleanno e dopo essere state al Lincoln Center e in altri posti ameni, Paola mi promette che per il mio compleanno mi avrebbee offerto la colazione al famosissimo Hotel Plaza. Verso le cinque del pomeriggio cerchiamo le nostre carte di credito e ci accorgiamo di averle lasciate a casa dell’amica a Long Island. Ormai era troppo tardi per tornare indietro e nel portafoglio avavamo solo 60 dollari. Cerchiamo disperatamente un posto dove dormire e l’unico posto che costava meno di 60 dollari era l’hotel 17th sulla 17th street pieno di persone malate e pericolose. Il portiere, da dietro un vetro antiproiettile ci chiese se veramente avevamo intenzione di dormire lì. Noi gli rispondemmo che non avevamo scelta. Allora ci mostrò la stanza dove avremmo dovuto dormire. Una stanza che aveva subito un incendio, quindi con tutti i muri neri, sporca e malodorante. Dalle porte chiuse delle stanze vicine si sentivano persone peobabilmente malate che tossivano e che sbirciavano per vedere chi fossero i nuovi  arrivati. Poi ricordo un uomo di colore, alto due metri e largo uno, con capelli a cresta color blu che scendeva le scale mentre noi salivamo. Usciamo disperate da quell’orrore e a  quel punto ho uno dei miei flash. Mi viene in mente che un’amica italiana che aveva abitato per anni a N.Y mi aveva dato il numero di telefono di una sua amica che stava a Brooklin. Mi aveva detto è drogata e anche un po’ pazza ma è anche buona ed è una pittrice di valore. Telefono a questa Helene che mi dice, completamente in preda ad una crisi di astinenza, che tutti quelli che la chiamavano dicevano che sarebbero andati a trovarla ma che nessuno alla fine ci andava e che lei non ci credeva più. Ho usato tutta la mia pazienza nonostante il mio pesimo inglese ma alla fine l’ho convinta. Ma l’avventura non era finita. Nessun Taxi ci voleva portare a Brooklin a quell’ora. Dopo vari tentativi ne abbiamo trovato uno che ci ha portato fino alla fine del ponte e poi è scappato via come un razzo. Per fortuna il palazzo dove viveva Helene era su Cadman plaza che è subito all’inizio di Brooklin. E, nonostante lo stato pietoso in cui si trovava Helene, siamo rimaste lì con lei tre giorni. Questo episodio di trovarmi senza soldi nè carte di credito mi ha ricollegato, dopo l’esperienza con le Costellazioni Familiari,  con l’esperienza del bisnonno rifiutato dalla familglia proprio a New York che appena nato si era trovato solo e senza una vera identità, diventato improvvisamente povero e rispedito in Italia perché illegittimo.

Sono tornata a N.Y. dopo una quindicina di anni e il Trump Tower era completamente cambiato. Niente più acqua che scendeva, negozi chiusi e niente più alberi illuminati. Mi dissero che Mr. Trump era caduto in disgrazia, e che aveva dovuto chiudere “bottega”. Aveva avuto un forte tracollo finanziario e che quindi tutto quello che avevo visto quindici anni prima non c’era più.
Con il loro voto di ieri è come se gli americani sognassero i tornare ai vecchi tempi, quelli in cui Trump era il sibolo della ricchezza e della opulenza americana.
Se milioni di americani hanno votato Trump non è certo stato per un ragionamento razionale.
Da vedere e da ascoltare Mr Trunp sembra proprio un imbecille. Il voto a mio parere è il frutto di un imput emozionale non controllato.
Come quelli che vanno in stazione per andare a Milano e che all’ultimo istante comprano un biglietto per Roma.
E’ così che io si spiego anche gli svarioni dei vari sondaggi. Vedi anche la Brexit. Come mi racconta mio figlio che sta a Londra nessuno ammetteva prima del voto che avrebbe votato per uscire dall’Europa. E la stessa cosa è avvenuta in Italia nel 1994 quando ci fu l’ascesa di Berlusconi. 

Con questo non voglio assolutamente difendere Hillary. Una donna con una testa da uomo e corpo da donna e quindi come dire un po’ un “ibrido”. Nonostante le sue doti femminili e nonostante che le donne siano la maggioranza dell’elettorato, non è nemmeno riuscita a vincere su un “Macho” come  Trump. Ancora più guerrafondaia di lui. E mi verrebbe da dire anche “ambiziosa e avida di potere”. Qualità, che come la storia ci insegna, più attribuibili ai maschi che alle donne.

Insomma se il mondo sta andando da quella parte sono sempre più convinta che la soluzione sia nel cambiare le coscienze, perché le teste finora non hanno dato grandi risultati.
E ognuno di noi, nel suo piccolo e in ogni momento della propria vita, può fare molto.