19 dicembre 2016

FIDUCIA UN MESSAGGIO DI PACE PER IL 2017




Ieri ho tenuto l’ultimo gruppo dell’anno di Costellazioni Familiari e Sistemiche e il tema prevalentemente riguardava la FIDUCIA. Fiducia in se stessi, negli altri, ma soprattutto in qualcosa di più Grande di noi che ci guida e che ci utilizza per riportare ordine nel nostro sistema familiare, lavorativo, delle relazioni etc.
E’ stata una giornata molto densa di Movimenti Interiori che in gergo vengono chiamati Movimenti dell’Anima. I momenti erano molto intensi e piano piano si potevano notare i cambiamenti di espressione dei partecipanti. Da tesi, a rilassati, da ombrosi a luminosi. Questo è quello che fanno le Costellazioni Familiari se si rispettano nel loro essere un momento “sacro” per ricreare armonia e pace.
A questo proposito vorrei raccontarvi una storia vissuta da me nel lontano 1969 quando il Muro di Berlino era ancora là a dividere Berlino Ovest da Berlino Est che faceva parte dell’allora Repubblica Democratica Tedesca la DDR.



Nel 1969, a soli 21 anni, vivevo in Germania a Monaco di Baviera, dove studiavo e lavoravo come inteprete della Camera di Commercio italiana, cioè organizzavo viaggi di affari in Germania per ditte italiane che desideravano esportare i loro prodotti.
Mi è capitato un paio di volte di andare a Berlino Ovest, e l’esperienza è stata veramente forte. Per arrivare a Berlino Ovest si doveva attraversare la Germania dell’Est. A Hof, cittadina di frontiera, si prendeva l’autostrada per Berlino. Questo percorso aveva una serie di restrizioni. Era assolutamente vietato fermarsi o cambiare itinerario o direzione. Ad ogni ponte sopraelevato dell’autostrada, si veniva controllati da una pattuglia di militari con binocolo e strumentazioni varie, per verificare che venissero rispettate tali regole.
Berlino, una città bellissima ma anche angosciante. La sensazione netta era che la gente di Berlino vivesse ogni giorno come se fosse l’ultimo. Essi erano circondati dalla DDR, e quindi non potevano spostarsi, neppure per andare in campagna. Quindi vivevano alla giornata, godendosi anche in modo a volte sfrenato la loro vita. Me ne accorsi quando una sera andammo in un locale da ballo. Entrando c’era molto buio non si vedeva quasi niente ma poi piano piano l’occhio si abituava e si vedevano coppie che “scopavano” sui divanetti incuranti del pubblico che passava di lì. Quando un ragazzo che faceva parte di un gruppetto di ragazzi al bar, venne a chiedere di ballare ad una ragazza che era al nostro tavolo, si levò un urlo di disapprovazione da parte dell’intero gruppo. Dopo poco un ragazzo del gruppo andò a prendere il ragazzo che stava ballando e lo baciò in bocca davanti alla ragazza e a tutto il pubblico portandoselo via. E questi erano locali del tutto normali dove andavano tutti.
Il terrore di essere invasi da un momento all’altro da parte delle truppe dell’est faceva sì, che gli abitanti di questa “città separata” dal resto del mondo occidentale, vivesse nella paura e nella sfiducia.
La stessa sensazione, ma ancora più forte, la provai quando passai il muro attraverso il Check Point Charly, il passaggio, che permetteva solo a noi turisti di andare a Berlino est con un permesso di 24 ore. A Berlino est si sentiva tutta la frustrazione di essere vicino a una “Bengodi” come veniva percepita Berlino Ovest, e di di dover vivere in un regime “comunista” dove tutto era ridotto all’essenziale. Poi c’era il terrore della polizia segreta, quindi nessuno dei giovani interpellati da me in birreria, si permettevano di raccontare la loro storia, poiché chiunque avesse ascoltato la nostra conversazione poteva essere un membro o una spia della Polizia segreta. Ma non c’era bisogno di “parole”,  tutto si poteva percepire nell’aria, nelle strade, nelle birrerie. Un popolo di persone tristi e frustrate che ti guardavano come se tu venissi da un altro pianeta.
Oggi, purtroppo, viviamo in un’epoca dove si ricomincia a creare o a progettare muri per dividere. Pensiamo a quello della Striscia di Gaza, o alle promesse del nuovo presidente degli USA che progetta di costruire un muro lungo 5000 km per difendersi dall’invasione dei messicani.
Oggi, abbiamo un mare dove galleggiano migliaia di cadaveri, cioè persone che speravano di fuggire dalla guerra, dalla miseria, dalla disperazione. E c’è qualcuno che anche in Italia vuole erigere muri reali o barriere per impedire a queste persone di oltrepassare il Mediterraneo e sbarcare in Italia.
Io sono invece per aprire tutte le Frontiere e permettere a chiunque, con regolare passaporto, di andare dove vuole senza limitazioni di sorta. In questo modo tutto sarebbe più controllabile, sapremmo chi passa sul nostro territorio, contrariamente a ora che arrivando sui barconi non sappiamo chi siano queste persone.
E poi dobbiamo metterci una mano sul cuore, e pensare ai nostri avi che negli ultimi 200 anni hanno attraversato mari e oceani per trovare un posto migliore dove vivere. Tutti noi italiani abbiamo qualche parente o amico che è emigrato. Io stessa nel 1967 sono andata a lavorare e studiare a Monaco di Baviera. E in quella città c’erano persone di tutto il medio oriente, dell’italia, della Grecia etc. Senza quelle persone la  Germania non sarebbe mai diventata quella che è ora. E anche noi abbiamo  bisogno di manodopera per i lavori meno qualificati che gli italiani non vogliono più fare.

Basterebbe avere più FIDUCIA in NOI STESSI, NEGLI ALTRI, e in qualcosa di più GRANDE DI NOI e il mondo  diventerebbe per tutti un bel posto dove vivere.


BUON NATALE A TUTTI E UN FELICE 2017




13 dicembre 2016

Oggi 13 dicembre Santa Lucia Tanti Auguri Mamma

Se mia madre fosse ancora viva oggi compirebbe 92 anni. Lei si chiamava Lucia ed era nata il 13 dicembre del 1924. La sua vita è stata per me la conferma di quanto i legami con il sistema familiare di origine possano influenzare la vita di una persona.
Mia madre ha trascorso gran parte della sua vita nel terrore di perdere tutto, di non avere da mangiare per lei e per le sue figlie, di non avere un tetto sopra la testa. E questa sua ossessione, che ripeteva urlante ogni giorno a me e a mia sorella, non aveva una ragione logica. Non navigavamo certo nel benessere e nell’abbondanza, ma avevamo da mangiare e un tetto sulla testa.  Il nonno di mia madre era figlio di una famiglia romagnola emigrata negli Stati Uniti, ai primi del 1800 e siccome la  moglie non poteva avere figli, il marito lo ebbe con una serva. Ma poi alla nascita del figlio ne provò talmente vergogna, che cacciò il figlio di casa e lo rimandò con una balia in Romagna, per essere cresciuto da una famiglia povera di contadini di San Mauro Pascoli. In poche parole Giuseppe, questo era il suo nome, si ritrovò “escluso” dalla sua famiglia, perse in questo modo il “diritto di appartenenza” e per tutta la vita visse arrabbiato prendendosela con la moglie che chiamava “la mia serva”, senza conoscere l’origine della sua storia, cioè che era nato da una “serva”.
Tutto questo avvenne a livello inconsapevole, nessuno nella famiglia era al corrente di tutta la storia, questo era il cosiddetto "segreto di famiglia". Grazie alla mia esperienza con le Costellazioni Familiari, sono riuscita a ricostruire la storia. Giuseppe passò, ovviamente senza volerlo, il senso di “perdita” a suo unico figlio, mio nonno Pietro, che trascorse tutta la vita molto arrabbiato con il mondo, perdendo quel poco che gli aveva lasciato suo padre, e maltrattando moglie e figli. La moglie, mia nonna Rosa, perse otto figli su tredici gravidanze. Tutta la famiglia viveva costantemente nel terrore. Quando mia madre ebbe 12 anni mio nonno ricevette una lettera dagli Stati Uniti. Lui non sapeva né leggere né scrivere andò da un noto avvocato riminese che gli disse: Caro Pietro, tu sei l’erede di una grande fortuna lasciata dai tuoi nonni americani, ma siccome la lettera è arrivata in ritardo, ormai il Governo Federale americano si è inglobato tutto il tuo patrimonio”. Mio nonno tornò a casa da Rimini, indossò i suoi pantaloni da lavoro, chiamò a raccolta tutta la famiglia e disse in romagnolo: “ragazzi non c’è più nulla da fare”. E la sua vita continuò come prima. Il suo senso di “perdita” e di “fallimento” era talmente grande che non pensò di fare ulteriori ricerche, fidandosi di quello che aveva detto l’avvocato. Mia madre per amore dei suoi genitori e per non perdere il diritto di appartenenza si fece carico, suo malgrado, di questo dramma familiare e solo grazie alla mia esperienza con le Costellazioni Familiari  riuscì a liberarsene e a vivere in pace e serena
gli ultimi anni della sua vita.
Ciao Mamma e tanti auguri.
Tua figlia Graziella